Oggi
parliamo
di..
I RADIOHEAD.
I radiohead sono un gran gruppo.
I radiohead hanno una bravura innata ed una tecnica acquisita che mischiano con saggezza ed intelletto.
In ogni loro canzone esiste un equilibrio perfetto ed armonicamente apocalittico in grado di renderla una spada affilata che trafigge a turno organi vitali differenti.
Ogni strumento, ogni corda, ogni nota, ogni timbro, ogni vibrazione è associata alla seguente o precedente o simultanea perfettamente.
Come l’acqua scivola nel suo contenitore, i suoni scivolano l’uno dentro l’altro e si fondono alla straordinaria abilità vocale e sperimentazione dello strumento di Yorke.
La voce di Tom Yorke è qualcosa di veramente sublime e perfetto.
Io prenderei ad esempio canzoni come Nude o come in generale gli album più sperimentali amnesiac e kid a e cercherei di ascoltarli con attenzione e al buio.
Perché al buio si percepisce tutto meglio, perché lo si percepisce con l’esatto ed unico organo con cui va percepito.
Al buio non ci sono vincoli ne impedimenti semplicemente perché non c’è niente e ci si può affidare solo all’istinto.
E quando si tratta di sensi l’istinto è l’unica verità.
O no?
Ascoltare musica al buio significa entrare dentro quanto dalle orecchie ti penetra e si diffonde profusamente in tutto il corpo; toccare al buio significa estendere le mani a tutta la nostra superficie vitale; significa rendere quanto stai toccando parte di ciò che si è.
Ma comunque.
Tornando alla musica dei radiohead.
Io ed una mia carissima amica abbiamo una volta definito la voce di Yorke un imene.
Eravamo un po in botta, ma il concetto io credo sia azzeccato, nonostante il poco elegante paragone.
Una pellicola, un velo leggerissimo eppure stremamente resistente; doloroso, perché la musica dei radiohead se ascoltata attentamente provoca dolore fisico;
I radiohead sono un gran gruppo.
I radiohead hanno una bravura innata ed una tecnica acquisita che mischiano con saggezza ed intelletto.
In ogni loro canzone esiste un equilibrio perfetto ed armonicamente apocalittico in grado di renderla una spada affilata che trafigge a turno organi vitali differenti.
Ogni strumento, ogni corda, ogni nota, ogni timbro, ogni vibrazione è associata alla seguente o precedente o simultanea perfettamente.
Come l’acqua scivola nel suo contenitore, i suoni scivolano l’uno dentro l’altro e si fondono alla straordinaria abilità vocale e sperimentazione dello strumento di Yorke.
La voce di Tom Yorke è qualcosa di veramente sublime e perfetto.
Io prenderei ad esempio canzoni come Nude o come in generale gli album più sperimentali amnesiac e kid a e cercherei di ascoltarli con attenzione e al buio.
Perché al buio si percepisce tutto meglio, perché lo si percepisce con l’esatto ed unico organo con cui va percepito.
Al buio non ci sono vincoli ne impedimenti semplicemente perché non c’è niente e ci si può affidare solo all’istinto.
E quando si tratta di sensi l’istinto è l’unica verità.
O no?
Ascoltare musica al buio significa entrare dentro quanto dalle orecchie ti penetra e si diffonde profusamente in tutto il corpo; toccare al buio significa estendere le mani a tutta la nostra superficie vitale; significa rendere quanto stai toccando parte di ciò che si è.
Ma comunque.
Tornando alla musica dei radiohead.
Io ed una mia carissima amica abbiamo una volta definito la voce di Yorke un imene.
Eravamo un po in botta, ma il concetto io credo sia azzeccato, nonostante il poco elegante paragone.
Una pellicola, un velo leggerissimo eppure stremamente resistente; doloroso, perché la musica dei radiohead se ascoltata attentamente provoca dolore fisico;
perchè si, perchè è talmente intensa e scava talmente in profondità che fa male.
Io personalmente avverto delle profonde fitte allo stmaco e alle braccia quando li ascolto.
E non li ascolto mai superficialmente.
Io personalmente avverto delle profonde fitte allo stmaco e alle braccia quando li ascolto.
E non li ascolto mai superficialmente.
Non ce la faccio.
Esistono tipi di musica -e più in generale cose- che non possono essere ascoltati -o fatti- in ogni situazione o mentre si sta facendo qualcos'altro o con superficialità.
Richiedono di assorbire tutta la nostra attenzione, pretendono tutto il nostro essere al loro servizio.
E assumono un'intensità talmente tanto profonda e toccante che fanno male, perchè ci toccano, perchè dentro di noi si muovono.
Ma dopo il primo impatto doloroso, si aprono realmente le porte del paradiso.
E la loro musica penetra nelle viscere generando un piacere, una pace, una gioa, sublimi.
Apocalittici.
Perché io i radiohead li definirei un gruppo apocalittico.
Nelle loro composizioni esiste sempre qualcosa di estremamente gioioso e doloroso, indicano l’inizio di un qualcosa di estremo che potrebbe durare in eterno ma che scoppia in un disastro sentimentalmene incontenibile e che va a morire.
La loro musica sembra voler incitare a fare tutto ciò che si farebbe in fin di vita, perché sembra contenere al suo interno l’apice massimo di vita e di morte.
Gli opposti raggiungono la loro unità massima nella musica dei radiohead.
Ed io in questo riconosco la loro mostruosa abilità tecnica nel mischiare suoni, strumenti e vibrazioni.
Ogni cosa è indice o portatrice di un elemento vitale; e la loro combinazione lega e contrasta.
Genera e distrugge; la perfezione nella lotta.
L’implosione, l’orgasmo.
La loro musica è tutto ciò e molto di più.
Penso al pezzo per il film Romeo and Juliet; penso alla cover di Wish you were here dei Floyd; penso a Nude, penso a Videotape, penso ad Hydeoteque, penso a True love waits e a tutto il resto e penso al contrasto, alla lotta, alle continue opposizioni che generano altra vita, altre opposizioni e la loro musica vive continuamente e si genera e rigenera in ogni suono combinato con una vibrazione e poi un timbro e poi la voce di Yorke.
La loro musica ruota, gira, rotola in un cerchio perpetuo e infinito che non trae alimentazione alcuna se non dal suo interno; sono le interiora che generano il resto, il seguito e cosi istante dopo istante, pezzo dopo pezzo, album dopo album.
Magnifici veramente.
Ed anche in ciò risiede l’apocalisse di quanto da loro creato.
Ma sembra essere un’apocalisse riordinatrice, un apocalisse generatrice di vita, una fine che sancirà un nuovo ordine.
Distruggere per ricreare qualcosa di nuovo e piu pulito; e c’è poi il pezzo che spacca ed il pezzo che ricuce ed il pezzo che uccide e quello che ti fa restare seduta inerme sul seggiolino di una macchina, defunta, quasi.
La loro musica è catartica; la loro musica è semplicemente musica e davanti alla musica non puoi fare altro che ascoltarla.
Punto.
Ogni altra attività è proibita.
Hydioteque;
Ma dopo il primo impatto doloroso, si aprono realmente le porte del paradiso.
E la loro musica penetra nelle viscere generando un piacere, una pace, una gioa, sublimi.
Apocalittici.
Perché io i radiohead li definirei un gruppo apocalittico.
Nelle loro composizioni esiste sempre qualcosa di estremamente gioioso e doloroso, indicano l’inizio di un qualcosa di estremo che potrebbe durare in eterno ma che scoppia in un disastro sentimentalmene incontenibile e che va a morire.
La loro musica sembra voler incitare a fare tutto ciò che si farebbe in fin di vita, perché sembra contenere al suo interno l’apice massimo di vita e di morte.
Gli opposti raggiungono la loro unità massima nella musica dei radiohead.
Ed io in questo riconosco la loro mostruosa abilità tecnica nel mischiare suoni, strumenti e vibrazioni.
Ogni cosa è indice o portatrice di un elemento vitale; e la loro combinazione lega e contrasta.
Genera e distrugge; la perfezione nella lotta.
L’implosione, l’orgasmo.
La loro musica è tutto ciò e molto di più.
Penso al pezzo per il film Romeo and Juliet; penso alla cover di Wish you were here dei Floyd; penso a Nude, penso a Videotape, penso ad Hydeoteque, penso a True love waits e a tutto il resto e penso al contrasto, alla lotta, alle continue opposizioni che generano altra vita, altre opposizioni e la loro musica vive continuamente e si genera e rigenera in ogni suono combinato con una vibrazione e poi un timbro e poi la voce di Yorke.
La loro musica ruota, gira, rotola in un cerchio perpetuo e infinito che non trae alimentazione alcuna se non dal suo interno; sono le interiora che generano il resto, il seguito e cosi istante dopo istante, pezzo dopo pezzo, album dopo album.
Magnifici veramente.
Ed anche in ciò risiede l’apocalisse di quanto da loro creato.
Ma sembra essere un’apocalisse riordinatrice, un apocalisse generatrice di vita, una fine che sancirà un nuovo ordine.
Distruggere per ricreare qualcosa di nuovo e piu pulito; e c’è poi il pezzo che spacca ed il pezzo che ricuce ed il pezzo che uccide e quello che ti fa restare seduta inerme sul seggiolino di una macchina, defunta, quasi.
La loro musica è catartica; la loro musica è semplicemente musica e davanti alla musica non puoi fare altro che ascoltarla.
Punto.
Ogni altra attività è proibita.
Hydioteque;
ogni brano dei radiohead meriterebbe una descrizione; ed io credo di averne una per ognuno.
Scegliere il brano da descrivere non è stato facile, mi affido semplicemente a quello ascoltato più volte in questo periodo.
Pulsazioni; cuore, battiti; tutto elettronico, tranne la purezza della sua voce.
Tutto artificiale e all’interno di questo ammasso di ferraglia spunta il biancore della voce di Yorke.
È in mezzo a questo caos di pulsazioni che fluttua e deve fluttuare la sua voce che segue e non segue quello che c’è sotto; libera passa, travolge, si appoggia al battito delle percussione ed al sintetizzatore che pulsa suoni e rumori e poi risucchia tutto in un vortice di altrettanti colpi di martello elettronico; e la sua voce deve essere li in quel momento e picchiare come la base musicale e deve assentarsi nel seguente per poi rientrare e rompere l’ordine fissato nel percedente; è un insieme di ordini creati e poi distrutti; è un insieme di ordini che si creano e si rompono per dare spazio al nuovo; per generare ,creare perché nulla abbia fine perché nulla sia statico perché la staticità uccide e questo pezzo è tutto meno che statico; questo pezzo vive, vive come la loro musica.
Picchia, picchia, picchia.
Dall’inizio alla fine.
Pulsazioni; cuore, battiti; tutto elettronico, tranne la purezza della sua voce.
Tutto artificiale e all’interno di questo ammasso di ferraglia spunta il biancore della voce di Yorke.
È in mezzo a questo caos di pulsazioni che fluttua e deve fluttuare la sua voce che segue e non segue quello che c’è sotto; libera passa, travolge, si appoggia al battito delle percussione ed al sintetizzatore che pulsa suoni e rumori e poi risucchia tutto in un vortice di altrettanti colpi di martello elettronico; e la sua voce deve essere li in quel momento e picchiare come la base musicale e deve assentarsi nel seguente per poi rientrare e rompere l’ordine fissato nel percedente; è un insieme di ordini creati e poi distrutti; è un insieme di ordini che si creano e si rompono per dare spazio al nuovo; per generare ,creare perché nulla abbia fine perché nulla sia statico perché la staticità uccide e questo pezzo è tutto meno che statico; questo pezzo vive, vive come la loro musica.
Picchia, picchia, picchia.
Dall’inizio alla fine.
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