giovedì 31 luglio 2008

Pollock, Summertime-number 9


Dunque, premesso che Pollock non è affatto uno tra i miei pittori preferiti nonostante faccia parte d'una corrente molto affascinante, questo quadro, ha qualcosa.

Pollock, Paul Jackson Pollock (Cody, Wyoming ,28 gennaio 1912-Long Island ,11 agosto 1956) prende parte (anzi,ne è l'iniziatore) alla corrente dell'astrattismo informale quasi subito; tale corrente si propone fondamentalmente di dare libero sfogo all'interiorità dell'artista operando sulla tela liberamente e con tutto il corpo, quasi il corpo fosse il pennello e la tela il mondo.
Una particolarità di Pollock era poi quella di stendere un enorme foglio sul pavimento ed iniziare a volteggiare su di esso rovesciandovi barili di colore.
Altri artisti come Kline usavano direttamente stendere il loro corpo cosparso di colore sulla tela o quello delle loro modelle; altri come Dubuffet utilizzavano materiali organici come terra o sassi mischiati a colore etc..
Insomma, il modo per esprimersi poco contava, cosi come la sua eleganza, cosi come il risultato estetico.
Ciò che conta è per il pittore informale la passione, la libertà, l'informe -se necessario.
E la maggior parte delle volte lo è perchè in fondo della coscienza d'ogni uomo cosa c'è se non un'accozzaglia disordinata di forme, materiali e colori che chissà se troveranno mai pace e dimensione, anche al culmine dei nostri giorni e nella nostra maturità celebrale e fisica?
E' un pò come se il pittore ci informasse d'una banale verità; "dentro di noi c'è un gran casino; perchè mai dovrei esprimerlo con ordine e forma, quando per la maggior parte delle volte tutto ciò ordine e forma non ne ha? dotarlo di forma sarebbe una menzogna."
Ecco qua l'arte figurativa per l'artista astratto o concettuale: la forma è una menzogna perchè ciò che vogliamo esprimere in senso stretto, in ultima analisi, forma non ne ha.
Ne definizione o quant'altro.
E non hanno poi tutti i torti.

Disegnate un pensiero.

Un pensiero.
Non CIO' cui state pensando; un pensiero, IL pensiero.
..no eh?
Non viene.
Questo è il nocciolo della poetica informale, e scusate il gioco di parole, ma il nocciolo è il nocciolo.
Il noumeno, l'essenza, l'essere più profondo, il quid, chiamatelo come vi pare, ma è l'oltre.
Andare oltre.
Questo è anche quanto ci chiede un quadro informale.
Di andare oltre.
Di apprezzarlo -o non apprezzarlo- non per il semplice fatto che rappresenta -o non rappresenta?- qualcosa che abitualmente conosciamo; ma di farlo perchè forse rappresenta qualcosa che potremmo conoscere, ma in altri termini.
E dunque l'arte concettuale ci domanda di applicarci; di andare oltre, di trascendere; di non fermarci a guardare con gli occhi, ma di farlo con il cervello e anche approfonditamente.
Beh, si fa fatica.
Anche gli amanti dell'arte fanno fatica.
Ma amare a fatica è un pò forse la loro passione.

Tornando al Pollock, questo quadro vibra, danza, scorre.
Questa enorme tela esposta in un'altrettanto enorme, scarna, semplice e semivuota sala della Tate Modern possiede qualcosa che lo fa vivere davanti a gli occhi di chi lo guarda e di chi va oltre.
C'è ritmo innanzitutto; ci sono i tre colori primari che si susseguono in una danza frenetica e celestiale; c'è il giallo e il blu, il giallo e il blu e poi il rosso e poi il giallo e poi il blu; giallo in cima, rosso in fondo, blu dipende.
C'è poi un'unione infinita di anime, di corpi stilizzati nello spazio pittorico che alzano braccia, gambe, piedi, viso, mani al cielo, mani a terra, mani a destra, a sinistra e si fondono col giallo poi col blu, poi col rosso, poi tra loro ed il ritmo è perpetuo e perfetto nella sua imperfezione informale e continua a girare e girare, scorrere e vibrare e passa e scorre, come la vita, come le emozioni, come cò che siamo e non siamo.
E ci fondiamo insieme con le nostre emozioni che diventano parte di noi e con chi ci circonda e ci accompagna per poco o per sempre in questa furiosa danza che è la vita.
E ci fondiamo col quadro e iniziamo a girare con lui, con il giallo e con il blu, con il rosso e con il nero e teniamo un ritmo regolare e quasi armoniosamente perfetto.
Ora, se ci vogliamo soffermare sulla superficie delle cose possiamo affermare, ed io con voi e sinceramente, che questo quadro non è altro che un pasticcio di linee e colori.
Se vogliamo invece provare ad andare a fondo dobbiamo sforzarci di vederci di più, ma non con gli occhi, quelli no di certo!
Ed è assurdo, ma per molta arte visiva è anche un pò cosi; come diceva il buon saggio petit prince, "l'essenziale è invisibile agli occhi".
E' vero per l'amore come per buona parte dell'arte moderna.
Enjoy.

;)

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